Molti imprenditori registrano solo il loro logo o il nome in versione francese, pensando di essere al sicuro. È un errore. In Cina, la registrazione di un marchio in caratteri latini non protegge né la versione tradotta in cinese né quella fonetica.
Prendiamo un esempio:
- Pierre Marcolini, cioccolatiere belga, non aveva previsto la registrazione del suo nome in cinese. Il risultato? Un marchio concorrente ha sfruttato il suo nome fonetico senza possibilità di ricorso immediato.
- Groupe Castel, ancora una volta, non aveva protetto tutte le versioni linguistiche del proprio marchio, lasciando spazio a registrazioni malevoli in altre classi.
Inoltre, registrare solo un logo impedisce di agire se un terzo utilizza solo il nome. Il deposito combinato (nome + immagine) non offre automaticamente una protezione individuale per ciascun elemento.
Questo rischio legato al deposito parziale è tanto più pericoloso in quanto la giurisprudenza cinese è molto rigorosa: solo ciò che è espressamente registrato è protetto. Un’azienda straniera che deposita solo un logo stilizzato potrebbe vedere il proprio nome sfruttato da un concorrente locale senza alcuna possibilità di ricorso.
Va inoltre sottolineato che la registrazione del solo logo non protegge la traduzione o la traslitterazione cinese del marchio. Sul mercato cinese, i consumatori ricordano principalmente i nomi in caratteri cinesi, ed è questa la versione che circola nei canali commerciali, online e sui social network locali.
In sintesi: registrare un logo va bene. Ma registrare separatamente il nome, in francese e in cinese, è meglio — se non addirittura indispensabile.
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